Descrizione
Le prime tracce di vita sul nostro territorio risalgono al XII sec. a.C. sono testimoniate da recentissimi ritrovamenti archeologici. In zona Bojon – Santa Maria Assunta esisteva, a quell’epoca, un villaggio circondato da un argine con un’estensione di circa 6 ettari. All’interno di capanne con focolari vivevano genti dedite all’allevamento e ad un’agricoltura primitiva che permetteva la coltivazione di grano, orzo, segale. La vita del villaggio era legata alla presenza di un antico alveo del fiume Brenta,Cornio, che
costituiva la principale via di comunicazione con l’entroterra e con il mare e dal quale, nel sec. IX a.C. venne sommerso. Infatti l’area archeologica si trova a circa 1,5 metri sotto il piano campagna coperta da uno strato di sabbia fluviale. A questa fase protostorica è seguita la civiltà dei veneri che ha interessato tutto il nord-est dal IX al II sec. a.C. e che nel nostro territorio ha lasciato consistenti tracce della presenza in tutto il Comune di un popolo molto legato al culto dei defunti. Dal secolo scorso sino ad oggi si sono succeduti rinvenimenti di suppellettili tombali consistenti in un braciere in bronzo, un ciotolone inscritto con caratteri veneti, dracme venetiche, bronzetti votivi e vasi in ceramica che testimoniano il legame dei nostri antenati paleoveneti con il mondo greco, con Este, con Adria e con Padova da cui dipendevano amministrativamente.
Tito Livio narra come nel 302 a.C. il re spartano Cleonimo, sospinto con le sue navi nell’alto Adriatico, sia giunto all’altezza di una delle bocche di porto. Perlustrati i sottili cordoni litoranei e le lagune, la flotta risali la foce del fiume Medoacus Minor (il Cornio) fino a quando il suo letto lo permise. Dopo gli uomini armati si trasferirono su imbarcazioni più leggere con le quali si inoltrarono verso l’interno tra le campagne coltivate: allontanatisi dal fiume depredarono i nostri villaggi razziando animali e uomini. Il saccheggio provocò la pronta reazione dei Padovani, che attaccarono gli Spartani mentre un loro manipolo, per percorsi secondari, si impadroniva delle imbarcazioni lasciate sul fiume. Una volta sconfitti i Greci, i Padovani si diressero con le loro barche nel luogo dove attendeva Cleonimo con il grosso della flotta: la fuga degli invasori venne ostacolata dalia sorpresa e dalle secche per cui solo un quinto delle navi guadagnarono il mare aperto. Nel II secolo a.C. i romani, chiamati dai Patavini per sedare le guerre interne sorte tra le varie famiglie nobiliari, si insediarono stabilmente nella nostra zona operando una radicale ristrutturazione del territorio, suddividendolo con cardini e decumani, costruendo fossati e strade che sono tuttora visibili da rilevazioni aeree.
Le terre vengono coltivate più razionalmente, vengono edificate ville rustiche, veri e propri centri produttivi per la raccolta dei prodotti, come testimoniano i numerosi siti archeologici presenti nel territorio che hanno dato alla luce una grande quantità di materiali (attrezzi agricoli, pesi di telaio di varia forma e grandezza, coltelli,cardini di porte, serrature, chiavi, monete, anfore, coppe, ciotole, ceramica nera con raffigurazioni floreali) conservati all’interno dell’Antiquarium di
Bojon. Sicuramente l’epoca romana ha rappresentato un lungo periodo di floridezza prima che le devastazioni causate dal passaggio delle popolazioni barbariche, provenienti dal nord Europa, portassero il nostro territorio nell’oblio. La fuga delle popolazioni dalla terraferma alla laguna diede origine, in questo periodo, alla nascita di Venezia. Si riprende ad avere notizie verso il IX sec. secondo le quali il nostro territorio risulta far parte della Corte di Sacco o Saccisica e appartenente al Vescovo di Padova, come conferma un atto di donazione firmato il 5 maggio 897 a Pordenone da Berengario I, fino alla sconfitta dell’Imperatore Barbarossa a Legnano (I 176) e il sorgere dei liberi Comuni. Si delineano, in questo periodo, le comunità religiose e sorsero le prime chiese che diedero vita alle relative frazioni. Il potere amministrativo era affidato a un Podestà che fungeva anche da giudice nelle liti paesane.Verso il secolo XIII la Repubblica di Venezia, dopo aver esteso il proprio dominio sul mare, inizia a conquistare la terraferma ed il nostro territorio diviene teatro degli scontri con Padova. Inoltre la Repubblica, per ovviare al problema dell’interramento della laguna causato dall’apporto di sabbia dei fiumi che vi confluivano, diede awio alla realizzazione di una serie di “tagli” (canali) che andavano a incidere pesantemente sul già precario equilibrio idrogeologico, impedendo il regolare deflusso delle acque verso il mare. La realizzazione, tra il 1488 e il 1507, del Brenta Nuovo o Brentone, che deviava il Brenta da Dolo a Conche, attraverso Bojon e Corte scorrendo tra la provinciale e la ferrovia, si rivelò subito inadeguato. Seguì a breve (1610) il Nuovissimo. Fino alla conclusione nel 1858 ad opera degli austriaci, della Cunetta, l’attuale nostro Brenta, che assieme all’avvento delle idrovore a vapore risolse parzialmente il problema, il nostro territorio fu travagliato da continui allagamenti. Nel 1791 la rotta in località Vasi interrò il Cornio. Solo nel secolo scorso vi furono cinque grandi inondazioni. La più terrificante del 1882 causò il ristagno delle acque da agosto ad ottobre. L’ultima inondazione, di recente memoria, avvenne nel 1966. Con il napoleonico Regno d’Italia, nel 1806, Liettoli, Bojon e Campolongo divennero tré piccoli Comuni del dipartimento del Brenta (l’odierna provincia di Padova) e l’anno dopo furono trasferiti al dipartimento dell’Adriatico (l’odierna provincia di Venezia). Subentrando, nel 1815, il regno Lombardo-Veneto i tre Comuni furono fusi nel Comune di Campolongo Maggiore, la cui popolazione nel 1831 era salita a 2662 abitanti. In seguito anche il nostro Comune fu parzialmente coinvolto nel processo di emigrazione che interessò 1/3 della popolazione italiana fino agli inizi del secolo.